Laura Coppa

BLOG DI UN CURATORE EMOTIVO

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Luca Morici: musica, birra e olio su tela.

23.11.2012 11:01

 


Luca MoriciLuca ha la camminata e il taglio di capelli da rockettaro. Un rockettaro con gli occhi azzurri e dai modi gentili. Quando parla guarda lontano e lo sguardo riflette una luce segreta che sembra dischiudersi in un sibilo direttamente dal suo mondo. Racconta o sogna, non se ne comprende la soglia, ma sorride sempre. Anconetano, classe '74, Luca Morici è un pittore figurativo di un nuovo rinascimento coevo. Le carni piene e tese, torsioni animate da stati d'animo caricati da un'intensità estrema: una resa emotiva fatta ancora più possente dal punto di vista reimpostato sfruttando la panoramica 3D.

Un talento alimentato da una continua ricerca formativa. Luca divora tecnicismi e li accosta alle immagini che gli nascono dentro, traendone con scrupolo le giuste dosi di colore e segni per comporre ordinate opere viscerali.

Luca, partiamo dalla tua formazione…
Se te lo dico non ci credi! In realtà la mia formazione è di tutt'altro genere, ho fatto l'ITIS, anche se mi divertivo già a disegnare caricature dei miei compagni e dei professori. Avvertivo però la necessità di scaricare qualcosa che avevo dentro e lo facevo suonando la chitarra elettrica.

Interessante il risvolto musicale… Hai anche fatto parte di una band, giusto? Qual era il genere prediletto?
Attesa - di Luca MoriciSì... a quel tempo la musica era tutto… Abbiamo affrontato vari generi, dall'Heavy Metal al Rock puro, poi il Blues e alla fine ci siamo appassionati e specializzati di… Renato Zero! Grazie a quest'ultima fase siamo stati ingaggiati da una compagnia circense per accompagnare i loro spettacoli. La collaborazione è anche durata parecchio! Poi però gli spettacoli hanno cominciato ad essere meno frequenti…

E alla pittura come sei arrivato?
Con la scoperta dei colori ad olio nel 2004, quando sono andato a vivere da solo. Avevo bisogno di riempire le pareti di casa, così mi sono comprato i colori. Mi ricordo ancora di quella valigetta di legno che maneggiavo come se contenesse veri e propri strumenti magici. E' stato allora che ho cominciato a dipingere seriamente. Dapprima su tele già pronte, ma non mi sentivo soddisfatto dei risultati, non lo percepivo come un supporto realmente mio! Così ho iniziato a prepararmi le tele da solo con la colla di coniglio e il gesso di Bologna. La tela di lino trattata ha tutt'altre potenzialità: quando asciuga diventa tesa come un tamburo, tanto che potresti suonarci sopra! A quel punto la pittura aveva già tolto il dominio alla musica, diventando la modalità espressiva più adatta a tradurre ciò che mi gorgogliava in testa. La musica resta comunque parte inscindibile del procedimento creativo… diciamo che è un po' come se fosse il giusto sfondo su cui lavorare!

In pratica sei un autodidatta in tutto e per tutto?
Sì, parto come tale. Poi ho fatto ciò che facevano i maestri di un tempo e sono andato a fare apprendistato in bottega. L'incontro e la frequentazione del maestro Walter Angelici è stata fondamentale. Tuttavia la ricerca continua frequentando altri pittori, i blog in rete dove si parla di arte e delle varie tecniche, quelle mi interessano tantissimo! Mi metto lì a cercare di capirne i meccanismi e a studiare le varie possibilità! Ci passo delle ore!

E' raro trovare pittori capaci, non tanto di eccellere in verosomiglianza e padronanza delle proporzioni reali, quanto di scostarsi dalle immagini di copertine patinate senza anima per traslare in pittura espressioni e stati emotivi tanto intensi da provocare un'immediata empatia. Come sei arrivato a tali risultati?
Vuoto - di Luca MoriciGuardandomi dentro e lavorando… su me stesso! All'inizio le mie opere erano derivazioni di fotografie semplicemente riprodotte in pittura. Però il risultato era qualcosa di emotivamente secco e arido, non c'era traccia di vita in quelle opere! La serie dedicata al dolore* è stata quella che più mi ha aiutato a tirar fuori l'anima. Ho cominciato a lavorare sul senso del dolore fisico, di come aggroviglia i nervi e di come prosciuga lo stomaco lasciandolo impotente a divorare se stesso. Durante una chiacchierata proprio sul tema della sofferenza, un'amica psicologa mi disse: "Prova a darti un pugno nella bocca dello stomaco e a dipingere subito dopo il male che ti sei provocato! Quello è il senso pieno del dolore!". Beh, quel pugno me lo sono dato davvero, facendomi venire le lacrime agli occhi e bloccandomi il respiro! Ho aspettato un po', poi lentamente ha iniziato a prendere forma l'opera. "Il vuoto" l'ho dipinto in una sola notte. Mentre lavavo i pennelli e lo guardavo da lontano mi riempivo di orgoglio e autocompiacimento. Ero riuscito a fare ciò che avevo deciso io! Altre volte parti con un'idea, poi la pittura ti porta da tutt'altra parte. In quel caso invece ero stato io a guidarla, avevo scelto sia la strada che la meta! Per questo è anche l'opera a cui sono più legato…

*"Il dolore: immagini dell'arte, immagini della scienza." Mostra e iniziativa di divulgazione scientifica a cura del Prof. Fabrizio Benedetti, Claudia Arduino e Luca Morici in collaborazione con l'Università di Torino e l'Istituto Nazionale di Neuroscienze già ospitata a Ancona, Siena, Torino, Pechino, Miami e Vancouver.

Molti soggetti delle tue opere sono ripresi dall'iconografia cristiana, anche se rivisitata nei punti di vista e nel modo di affrontarla. Come mai questa scelta? La tua opere "Cristo in croce" ad esempio, è trattata da uno scorcio e con dettagli inusuali, è per caricarla di significati ben precisi?
Morte di Cristo (Cristo in croce) - di Luca MoriciIn realtà non è una scelta dettata dalla fede o da un particolare attaccamento ad essa. Indifferentemente da questo penso semplicemente che l'arte italiana sia profondamente legata a soggetti religiosi, quindi ho pensato di confrontarmi con gli stessi temi affrontati dai maestri che hanno reso gloria al nostro passato artistico. Il "Cristo in croce" in effetti è il risultato di un processo scrupoloso. E' tutto costruito su vari pezzi, scorci e studi fatti direttamente su parti del mio corpo. La mano tesa in un certo modo, la testa in posizione "patiens", tutto deriva da vari studi e bozzetti preparatori fatti sulle varie porzioni dell'opera. Il punto di vista che ho voluto dargli è quello del "ladrone", anche se, a guardar bene, le proporzioni non sono perfette, ma non lo sono neanche nel "Cristo morto" del Mantegna, eppure è proprio dall'evidenziare di più una parte rispetto all'altra che risulta quella potenza emotiva così terrena. Mi piace così, poi non so… magari ci si può trovare altri significati… 

Ora, per farci un po' un'idea della persona, oltre che dell'artista Luca Morici, cosa non cambieresti mai del panorama artistico e cosa invece proprio non riesci ad accettare?
Non cambierei per niente al mondo la storia dell'arte italiana! (Ride e allarga le braccia N.d.R.). Ogni opera è colma di stimoli continui, di sfumature e velature che non finisci mai di scoprire e riscoprire! Ciò che invece eliminerei proprio sono i tanti concorsi del panorama attuale, semplicemente non li trovo del tutto corretti: contribuiscono ad alimentare un agonismo errato e a volte malato, senza tenere conto dei diversi linguaggi messi a confronto…

Progetti conclusi e progetti futuri?
Fra i progetti appena conclusi c'è un'altra tappa della mostra personale dedicata al dolore a Mondovì (Cuneo), la collettiva S'Ex Upim a Macerata, la mostra nell'ambito del festival dell'arte di Cerreto Laziale sul tema della Musica e la partecipazione al festival Adriatico Mediterraneo di Ancora con un'illustrazione dedicata a Steve Sylvester. Inoltre ce n'è un altro che sai bene, quindi non c'è bisogno che te lo dica! (Si riferisce alla sua partecipazione ad AR[t]CEVIA International Art Festival N.d.R.). Attualmente invece mi sto preparando per qualcosa di grosso! Mi tengo allenato facendo illustrazioni, caricature e vignette. La musica mi aiuta tantissimo, sia per caricarmi durante una fase creativa che per affrontare la frustrazione che a volte l'arte ti lascia.

Senti Luca, per concludere, oltre alla birra di cui so che sei un grande intenditore, cos'altro è che ti appassiona?
(Ride N.d.R.) La parmigiana! Mi piace da morire! Ma anche la pastasciutta… e Ennio Morricone, non finisce mai di sorprendermi…

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